In un commento pubblicato, ieri venerdì 28 luglio, sul quotidiano di Vittorio Feltri, Libero, l’ex vicepresidente di Confindustria Giovani Giordano Riello si scaglia contro il Ministro Di Maio sul Decreto Dignità. 

L’articolo di Libero anticipa di qualche giorno l’incontro, promosso da Fratelli d’Italia con gli imprenditori del Veneto, proprio sul Decreto Dignità e che si svolgerà domani, lunedì 30 luglio, a Verona presso l’auditorium dell’azienda Cad It in via E.Torricelli,44.

IL COMMENTO

«Come con la sindrome di Stoccolma gli imprenditori italiani amano l’Italia che è presentata da uno Stato che continua a compiere atti di violenza verso le imprese. Il Decreto Dignità voluto e licenziato dal ministro Di Maio rischia di mettere in crisi una economia fragile che sconta anni di difficoltà, sofferenza e che finalmente vedeva la luce fuori dal tunnel.

Non so (e ne dubito) che il Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio, si renda conto di come siano e quali siano le dinamiche che regolano i mercati e quanti siano i conflitti che dobbiamo affrontare quotidianamente nelle nostre fabbriche.

Forse non si rende nemmeno conto di quali siano i fattori che regolano il mercato del lavoro in Europa e nel mondo. Prima fra tutte la Cina; Paese dalle forti convinzioni socialiste e vocazioni capitaliste che non ha mai guardato alla dignità del lavoratore.

La mia famiglia e la nostra cultura di impresa ha sempre messo al centro la persona.

Siamo fortissimi sostenitori del contratto a tempo indeterminato, storicamente abbiamo sostenuto che è necessario investire prima sulle persone e poi sull’impresa., Perché sono proprio le persone che fanno la differenza. Tutto questo è confermato dal fatto che il 90% circa dei nostri 1700 bravissimi collaboratori hanno contratti a tempo Inderterminato. E lo diciamo con orgoglio, facendolo perché ci crediamo non perché ne siamo obbligati. 

Mi sento insultato, sento insultati i miei avi quando il ministro afferma che “ascolta la gente e non gli imprenditori“. E noi cosa siamo un sottoinsieme sfigato di popolo? Questo assurdo e anacronistico decreto impone un ampliamento della meritocrazia costringendoci a prendere allo stesso modo, secondo la logica del ministro, persone che valgono e si impegnano tanto quanto persone sfaticati che non hanno voglia di lavorare. 

Il decreto in questione non potrà che aumentare la disoccupazione, il precariato e l’odio di classe con reale rischio che l’imprenditore, ormai vessato e oppresso, investa altrove. Per non parlare della ostilità che si verrà a creare nell’attrarre capitali stranieri. 

Caro Ministro non le chiedo di pagare meno ma le chiedo di pagare di più il mio collaboratore. Sarei ben felice di mantenere invariato il costo del mio operaio e dare meno soldi a lei come Stato e sempre più in tasca alla persona che meriterebbe il denaro in circolo nell’economia reale. 

Questa è dignità che viene premiata con il lavoro e impegno. 

Gli imprenditori non chiedono privilegi ma chiediamo, e pretendiamo, di inviamo, di poter lavorare in un Paese normale a condizioni normali. 

Noi “ostaggi“ di questo Stato, stiamo piano piano guarendo dalla sindrome di Stoccolma. Per il bene e la stabilità del sistema economico nazionale e necessario e questo decreto venga ritirato. 

Purtroppo non saremo la “gente“ che piace al Ministro ma siamo comunque persone che amanoIl proprio Paese e ci investiamo denaro e reputazione. 

Non siamo un amico da combattere e distruggere. Che Dio salvi noi, e Le nostre imprese e i nostri collaboratori».